Azioni contro le forze dell’ordine e scene di guerriglia urbana: Vittorio Feltri spiega cosa stia accadendo e di chi è la colpa.
Ha scelto un titolo molto forte per il suo ultimo editoriale, Vittorio Feltri. Su Il Giornale, il giornalista ha parlato delle recenti vicende che hanno visto episodi di violenza contro le forze dell’ordine optando per una frase emblematica per racchiudere il senso delle sue parole: “I veri istigatori dell’attacco allo Stato”. In questo senso, Feltri ha spiegato cosa ci sarebbe dietro le ultime questioni di cronaca, tra manifestazioni e vere e proprie scene di guerriglia urbana, anche a seguito dell’ormai noto caso Ramy.
Feltri e la violenza dilagante
Rispondendo come di consueto ad un lettore de Il Giornale che faceva riferimento alla possibilità che certi episodi di violenza fossero frutto, anche, di alcune dichiarazioni di “uno sciagurato leader sindacale”, Vittorio Feltri ha voluto replicare dicendo la sua.
In questo senso, il giornalista ha citato quello che sarebbe lo “sciagurato leader sindacale”, ovvero Maurizio Landini. Per Feltri, l’uomo “non ha presa nemmeno sui lavoratori che pure dovrebbe tutelare, i quali non se lo filano, figuriamoci se possiamo attribuirgli la responsabilità degli scontri nelle piazze e delle aggressioni contro le forze di polizia!”.
Escludendo, quindi, ogni colpa del leader sindacalista, il giornalista ha spiegato che queste scene di violenze non sarebbero quelle di “una protesta di lavoratori i quali chiedono o rivendicano qualcosa” bensì di “proteste organizzate da sacche di immigrati i quali, sventolando bandiere di Stati stranieri, islamici, si ribellano all’azione di controllo della polizia sul territorio e che vedono nei posti di blocco, nelle perquisizioni, negli inseguimenti dei criminali o dei sospetti che si danno alla fuga, delle forme insopportabili di sopruso, in quanto non intendono adeguarsi ad alcuna regola del vivere sociale e civile” che sfruttano ogni situazione per prendersela “con le divise”.
L’uso del manganello
Per Feltri “la radice della valanga di aggressività” è frutto di “una insofferenza crescente nei riguardi delle regole, ovvero di un rifiuto della legalità e di tutto ciò che rappresenta l’autorità”. Il discorso del giornalista è andato avanti: “Le forze di polizia simbolicamente rimandano non soltanto all’ordine, alla legge, ma anche allo Stato, dunque siamo davanti ad un attacco all’ordinamento nella sua interezza”.
Il giornalista ha quindi difeso le forze dell’ordine che vengono accusate per aver fatto il loro lavoro: “[..] Possiamo quindi definirli ‘carnefici’ per avere fatto il loro dovere o sarebbe forse più corretto chiamarli e considerarli ‘vittime’?”.
In questa ottica, Feltri ha spiegato: “L’uso del manganello contro certi delinquenti andrebbe favorito, perché lo Stato non può mostrarsi debole e arrendevole con i malviventi. Invece la polizia mi pare che stia subendo, forse per la paura di incorrere in altre ingiuste incriminazioni. Ma non mi sembra un buon motivo per farsi pestare […]”.
Nella conclusione del suo editoriale Feltri ha aggiunto: “[…] Colpevole di tutto questo non è Landini, ma un sistema culturale di cui Landini fa parte e un tipo di mentalità che Landini condivide e sposa, quella caratteristica dei progressisti, i quali in coro, ormai da mesi, attaccano le forze di polizia in tv e sui giornali, legittimando di fatto il ricorso alla forza bruta da parte dei manifestanti e sdoganando i metodi squadristi in nome dell’antifascismo, del pacifismo e dell’inclusività […]”.
“Lo ribadiamo ancora: noi stiamo con le forze di polizia. Dalla parte della legalità e della legge. Su questo non possono e non devono sussistere ambiguità”.